I dubbi americani sugli aiuti militari. Biden in difficoltà

Generale Giuseppe Morabito – Membro del Direttorio della NATO Defence College Foundation – Mercoledì 6 Dicembre, i senatori repubblicani americani hanno bloccato la richiesta della Casa Bianca di 106 miliardi di dollari in aiuti di emergenza principalmente per Ucraina e Israele.

Il voto ha segnato una sconfitta molto significativa per il Presidente Joe Biden, che aveva avvertito il Congresso all’inizio della giornata che, secondo lui, il Presidente russo Vladimir Putin non si sarebbe fermato con la “vittoria” in Ucraina e avrebbe potuto persino attaccare una nazione della NATO.

Quanto precede preoccupa perché, alla fine, ha dovuto ammettere anche il Presidente ucraino Zelensky che la situazione sul campo non appare favorevole, dichiarando pochi giorni fa che : “ La guerra è entrata in una nuova fase”. La controffensiva ucraina è ufficialmente fallita. La nuova strategia, “suggerita” dagli alleati della NATO, è la “difesa fortificata” per reggere/resistere in un 2024 che sarà il più difficile dall’invasione russa. Ogni ipotesi di aprire negoziati per far tacere le armi è ghiacciata nell’inverno delle steppe e come evidente ormai il tempo che passa gioca a favore delle forze armate russe.

Il pacchetto di aiuti americano includerebbe circa 60 miliardi di dollari per aiutare l’Ucraina a mantenere una significativa pressione sulla Russia durante i gelidi mesi invernali e circa 10 miliardi di dollari per Israele nel suo conflitto con i terroristi di Hamas, oltre ad alcuni aiuti per la Repubblica di Cina – Taiwan quale deterrente in considerazione che l’isola con governo democratico è continuamente minacciata dalla Cina Popolare e dalle sue mire espansionistiche nel Mare Indo – Cinese.

Biden ha guidato la coalizione globale che sostiene Kiev, ma il sostegno è diminuito tra i repubblicani al Congresso e l’amministrazione ha avvertito che finirà i soldi per ulteriori aiuti all’Ucraina nelle prossime settimane a meno che i legislatori non agiscano.

Il Presidente Biden ha subito pressioni da parte dei progressisti e ha promesso in un appassionato discorso televisivo che avrebbe accettato un “compromesso significativo”. Biden ha aggiunto : “Francamente, penso che sia sorprendente che siamo arrivati ​​a questo punto, in cui i repubblicani al Congresso sono disposti a fare a Putin il dono più grande che possa sperare”,

Il leader democratico ha fatto le sue dichiarazioni dopo un video-vertice con il presidente ucraino e i leader dei paesi del G7 per discutere su come sostenere gli aiuti occidentali a Kiev. Il presidente ucraino ho voluto anche confermare ai i leader occidentali che , secondo lui, Mosca conta sul fatto che l’unità occidentale “crolli” l’anno prossimo e ha sostenuto che la Russia ha aumentato la pressione in prima linea nella guerra.

In effetti, le precarie prospettive per il pacchetto di aiuti erano diventate chiare fin da un briefing riservato ai senatori dell’Ucraina martedì scorso che ha visto diversi repubblicani andarsene, contrariati per il fatto che non si fosse parlato di sicurezza delle frontiere americane (altro argomento sensibile in discussione a Washington).

Fonti ucraine hanno riferito che il presidente ucraino avrebbe dovuto lanciare un ulteriore appello in videoconferenza, ma all’ultimo minuto ha annullato.

Nella Camera a guida repubblicana, il presidente Mike Johnson, che ha votato contro gli aiuti a Kiev prima di assumere questo incarico, ha chiarito che non accetterà di inviare ulteriori fondi senza modifiche “trasformative” alla politica di frontiera americana a ha anche dichiarato che qualsiasi aiuto a Israele deve essere compensato con tagli alla spesa, una politica alla quale i democratici, la Casa Bianca e la maggior parte dei repubblicani del Senato si oppongono.

In tale chiave è da sottolineare la posizione di un democratico, Joe Manchin, (spesso una spina nel fianco della Casa Bianca) che ha espresso sostegno al pacchetto sicurezza ma solo a causa della promessa che gli emendamenti sulla sicurezza delle frontiere potrebbero essere aggiunti in seguito.

Significativa per capire gli umori interni ai governanti americani la sua affermazione: “Nel più grande Paese della Terra, non dobbiamo scegliere tra proteggere la nostra patria e difendere i nostri alleati”.

Nel frattempo , comunque, qualcosa avviene. Mercoledì il Dipartimento di Stato ha annunciato separatamente una tranche temporanea di 175 milioni di dollari di nuovi aiuti per l’Ucraina, tra cui razzi, proiettili, missili e munizioni HIMARS di pregio. Inoltre, lo stesso governo americano ha approvato “con urgenza” e senza passare dal Congresso, la vendita a Israele di quasi 14.000 munizioni da 120 mm per carri armati Merkava utilizzati nel conflitto contro i terroristi di Hamas a Gaza, per un valore di 106,5 milioni di dollari ( lo ha reso noto il Dipartimento di Stato e il Pentagono, confermando così le anticipazioni di stampa).

In merito, si apprende oggi che potrebbero andare avanti ancora per altri due mesi gli intensi scontri nella Striscia di Gaza tra le forze israeliane e i terroristi. È la valutazione di fonti israeliane citate dall’emittente pubblica Kan, quando sono passati ormai più di due mesi dal terribile attacco terroristico del 7 ottobre in Israele e dall’inizio della reazione di Tel Aviv.

didascalia: immagine da Pixabay

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